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Si alla modifica della legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPP) (Riforma della previdenza professionale)

In questa modifica di legge troviamo, per forza di cose, una serie di compromessi. Sempre accade ciò quando si parla di riforma del sistema pensionistico. Il tema è complesso e nasce dalla constatazione, di per sé positiva, che viviamo sempre più a lungo. Ma se l’aspettativa di vita media aumenta, non tutti sono ovviamente disposti a posticipare l’età di pensionamento. Nasce quindi il problema, che da anni tiene banco nelle discussioni politiche e nei temi in votazione, su come finanziare gli anni di pensionamento che viviamo in più rispetto al passato. La modifica di legge riguarda il secondo pilastro (la cassa pensione, per intenderci) e propone i seguenti adeguamenti. Il tasso di conversione passa da 6.8% a 6%. Questa percentuale definisce l’importo che un pensionato riceve ogni anno dalla cassa pensione (un capitale in cassa pensione di CHF 400’000 si traduce in CHF 24’000 di rendita annua, invece di CHF 27’200 attuali). Una percentuale del 6.8% si basa su una durata di vita pensionistica di anni 14,7; un tasso del 6% presuppone invece 16,6 anni. Il calcolo ci vede quindi morire a 81 anni invece che a 79. Quando un pensionato, per grazia divina, vive più a lungo non sta più usando il capitale da lui stesso risparmiato, in aggiunta ai guadagni derivanti dall’investimento di questo patrimonio negli anni, ma sta dando fondo al capitale della cassa pensione. Per coloro che al pensionamento non scelgono la rendita, ma il ritiro del capitale, questa modifica non ha rilevanza. Il tema della rendita finanziaria dei patrimoni è centrale in questi ultimi anni. Le casse pensioni non sono tutte uguali, alcune sono gestite meglio e sono più generose, altre lo sono meno. Quello che però non possono fare è investire tutto il capitale nel mercato azionario e puntare a rendimenti medi annui dell’8%. Una parte del capitale va investita anche nel reddito fisso e qui nasce un problema di fondo, i tassi di interesse, se dimentichiamo gli ultimi due anni (dove comunque sono stati, in Svizzera, sempre minori del 2%), sono in continua diminuzione. Ciò significa che è sempre più difficile ottenere rendimenti interessanti con bassi rischi. Non rende più nulla, per intenderci, sottoscrivere l’obbligazione di cassa che tanto piaceva agli anziani negli anni ’90. Dall’altro lato, tutti coloro che hanno sottoscritto un’ipoteca negli ultimi 15 anni pagano tassi di interesse quasi ridicoli, difficilmente sopra il 2% annuo. Si nota quindi che, se da un lato la modificata situazione del reddito fisso crea un problema per il risparmio, dall’altro offre vantaggi per quanto concerne i finanziamenti ipotecari, il finanziamento d’impresa e tutto l’indotto economico che ne consegue. Un’altra modifica riguarda la parte di salario assicurata e su cui si versano quindi contributi (sia da parte dell’azienda, che da parte dei dipendenti). Questi importi aumentano, andando ad aumentare così il proprio capitale pensionistico, riducendo però il salario netto che si riceve ogni mese. Diminuisce inoltre la soglia di accesso (legata al salario che si riceve) alla previdenza professionale; saranno quindi molte di più le persone che avranno la possibilità/obbligo di versare contributi pensionistici nel secondo pilastro, aumentando i capitali a disposizione una volta giunti all’agognata pensione. Un aggiustamento avviene inoltre nelle fasce di percentuale inerenti ai contributi per la cassa pensione e legate all’età. In questo modo, ad esempio, un lavoratore di 45 anni costerà (in termini di contributi LPP) la stessa percentuale di uno di 65, rendendo meno svantaggioso mantenere in azienda personale più anziano. Questo è tema molto presente in questi anni, durante i quali molti lavoratori over 55 hanno perso il lavoro a favore di giovani meno pagati e con contributi più bassi: una stortura indegna che va il più possibile corretta. La modifica di legge non riguarda i pensionati attuali, che non sono toccati dalla riforma. Ci sono Paesi dove l’aspettativa di vita non raggiunge i 55 anni. In queste nazioni, purtroppo, non hanno il problema di dover finanziare le pensioni fino a 80 anni e oltre. Noi, grazie a Dio, lo abbiamo. Nessuna legge è perfetta in egual misura per tutti, ma riteniamo che questo compromesso sia, nel suo insieme, positivo e ne raccomandiamo l’approvazione.

NO all’iniziativa popolare “Per il futuro della nostra natura e del nostro paesaggio (Iniziativa biodiversità)”

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