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Livio Zanolari, candidato al Consiglio Nazionale

Elezioni del Consiglio nazionale

I motivi della candidatura di Livio Zanolari

I fatti parlano un linguaggio chiaro. Le nostre regioni si stanno indebolendo. Cala il volume del lavoro, specie nell’edilizia e nel turismo. Si indebolisce vistosamente il settore della forza idrica. Scendono gli introiti fiscali. La maggioranza dei comuni non dispone più degli stessi mezzi finanziari come qualche anno fa.

Per contro, i comuni risp. i cantoni sono costretti ad assumersi spesso nuovi oneri finanziari, decisi non da loro stessi, bensì a livello cantonale o federale. La responsabilità di questo indesiderato sviluppo va addossata alla nostra Classe politique e al sempre più ingombrante apparato amministrativo.

Tutto questo vale sia per la politica cantonale sia per quella federale. Nelle considerazioni che seguono mi limito tuttavia alla politica federale, poiché ad essa faccio riferimento nella campagna elettorale.

La burocrazia soffoca la libertà imprenditoriale

Va posto un limite all’espandersi dell’apparato amministrativo, che tende a rafforzarsi a scapito dei diritti popolari. Basti pensare che nelle due ultime legislature i costi dell’amministrazione federale sono letteralmente esplosi. Sono saliti del 24%, in un periodo costellato, fra l’altro, da varie crisi finanziarie e economiche.

In questi ultimi 7 anni l’amministrazione federale ha potuto allargarsi a piacimento, perché il nostro Parlamento gliel’ha consentito. La maggioranza di centro-sinistra delle due camere federali non ha posto limiti all’enorme crescita della macchina amministrativa. I costi per la Cancelleria federale sono lievitati addirittura del 48%.

La due camere del Parlamento, per colpa loro, hanno dunque sempre meno voce in capitolo. Nel nostro Paese comanda, di fatto, l’amministrazione. Si tratta di un’evoluzione alla quale, noi grigionesi in particolare, dobbiamo opporci con ogni mezzo. L’amministrazione federale è lontana dalle nostre specifiche esigenze, per esempio nei campi della pianificazione del territorio, dell’energia, della sicurezza, del sostegno alle imprese (turismo, gastronomia, settore alberghiero) ecc.

Il rafforzamento dell’amministrazione federale, con la sua voga di rendere tutto unitario, mina i valori fondamentali del Paese, come il federalismo, la democrazia diretta, lo spirito di coesione tra le regioni e ci spinge in modo strisciante verso l’Unione europea e quindi verso lo svilimento della nostra sovranità. Questo è comprovato dal fatto che l’amministrazione federale, soprattutto, si oppone all’attuazione per esempio dell’iniziativa sulla migrazione di massa. Si oppone quindi alla volontà espressa dal popolo il 9 febbraio del 2014.

Cambiamento necessario

L’amministrazione federale vuole regolamentare, centralizzare, riscuotere più tasse e imposte. Gonfia la burocrazia e vuole più mezzi finanziari e con questi più potere decisionale.

Quale candidato al Consiglio nazionale mi oppongo a questa tendenza. L’amministrazione deve invece tornare al suo ruolo primario, al servizio del Parlamento e del Consiglio federale e non viceversa. E il Parlamento deve difendere gli interessi del Paese e non solo quelli di chi risiede in prevalenza nelle città più o meno vicine alla Berna federale, vale a dire tra Ginevra e Zurigo oppure tra Basilea e il Canton Vallese (grazie al Lötschberg).

Quale cittadino grigionese esprimo la richiesta che il Parlamento federale prenda sul serio i problemi che assillano i nostri rami economici; il turismo, la gastronomia, l’edilizia, il settore energetico, il traffico (mobilità individuale), l’agricoltura, l’industria, senza dimenticare i crescenti problemi di sicurezza e traffico.

I nostri imprenditori non sono in grado in questo difficile momento economico e congiunturale di assumersi altri oneri finanziari e fiscali, come l’alleanza di centro sinistra delle due camere federali e l’amministrazione federale gradirebbero.

È invece necessario un cambio di rotta, proprio a livello di politica federale, per dare una boccata di ossigeno alla nostra economia di montagna e di frontiera.

L’economia ha bisogno di una spinta energica

Il turismo e il settore alberghiero sono alle prese da anni con la forza del franco svizzero e con un’agguerrita concorrenza estera. È indispensabile anche qui intervenire con misure concrete a livello federale. Una di esse è facilmente attuabile; rendere flessibile il tasso dell’IVA per il settore alberghiero. Nell’attuale difficile fase, causata fra l’altro dagli effetti del franco forte, un abbassamento temporaneo dell’IVA darebbe una boccata di ossigeno al settore alberghiero, al mondo del lavoro e alle regioni. Altre misure devono favorire una maggiore flessibilità e creare meno burocrazia nell’ambito del lavoro, in quello occupazionale (con riferimento particolare all’apporto più che necessario dei frontalieri), nell’assistenza sanitaria e nelle assicurazioni sociali. Va poi intensificata la formazione di personale qualificato con lo scopo di aumentare le capacità gestionali, la qualità e l’innovazione.

L’edilizia, colpita al cuore dalla nefasta iniziativa contro le abitazioni secondarie, ha bisogno di un’attuazione realistica e pratica della stessa iniziativa. Gli impresari costruttori devono inoltre poter essere più flessibili e meno legati a vincoli amministrativi e burocratici.

Il settore dell’agricoltura deve rivestire anche in futuro un’importanza fondamentale per lo sviluppo economico e per l’esistenza delle popolazioni di montagna. L’agricoltore mantiene sano e vivo il territorio e contribuisce in modo determinante all’alimentazione della popolazione. Va inoltre tenuto conto del fatto che il settore agricolo, così come quello turistico, è legato in modo indissolubile al territorio e ha quindi bisogno di un’attenzione particolare da parte della politica. Al riguardo, non scordiamolo, non c’è praticamente stato al mondo che non protegga in un modo o nell’altro la propria agricoltura.

Per rafforzare le attività industriali vanno create buone premesse, abbattendo gli ostacoli della solita burocrazia. Va evitato di aumentare le tasse o le imposte o di introdurne delle nuove. Va pure evitato di concedere esenzioni fiscali inappropriate e inique, come è stato per esempio il caso del progetto fallimentare su tutta la linea della segheria di Ems. Il rafforzamento dell’economia grigionese è legato anche all’efficienza dei sistemi di comunicazione. Anche le regioni periferiche hanno bisogno della tecnica digitale moderna ed efficace. Grazie a strutture capillari per la comunicazione in rete possono essere mantenuti posti di lavoro nelle valli, e se ne possono creare dei nuovi.

Va poi rafforzata la formazione, soprattutto a livello tecnico-scientifico. In questi campi non siamo in grado nei Grigioni per esempio di formare un numero sufficiente di ingegneri. E questo è gravissimo. La ricerca e la formazione devono essere anche al servizio della nostra economia e in particolare delle nostre aziende. Se vogliamo rafforzare il Cantone dei Grigioni ci dobbiamo concentrare anche su progetti di ricerca nel campo delle scienze naturali e tecniche, dobbiamo riservare più attenzione al progetto MINT (Matematica, Informatica, Scienze naturali, Tecnica).

Nel campo dell’energia la forza idrica rappresenta la più preziosa energia rinnovabile. Purtroppo le attuali distorsioni del mercato e il conseguente forte calo dei prezzi dell’energia danneggiano in particolare l’industria idroelettrica. Nuovi investimenti in questo settore sono impensabili, a meno di forti sostegni finanziari pubblici. Se non possiamo realizzare nuovi investimenti perdiamo su tutta la linea e infine perdiamo posti di lavoro. Nella discussione sulla strategia energetica vanno create le condizioni per poter continuare a sfruttare la nostra risorsa idrica, la fonte energetica di gran lunga più rispettosa dell’ambiente.

Sul fronte della mobilità individuale la popolazione di montagna deve poter ricorrere al traffico motorizzato, altrimenti tende ad abbandonare le valli per trasferirsi verso i centri. Va quindi evitato che Berna continui a intervalli regolari a fare insensate proposte di aumento delle tasse sulla benzina. Dalla Confederazione è invece lecito aspettarsi molto di più sul fronte del traffico di transito per Livigno. La Valle di Poschiavo è la grande vittima dell’ipersviluppo della zona franca di Livigno. Deve sopportare quasi da sola l’intensissimo traffico di transito che dalle zone più popolate della Lombardia conduce alla meta del turismo della benzina a basso prezzo.

Una delle premesse indispensabili per realizzare tutti questi intenti è il fattore sicurezza. Da quando è entrato in vigore l’accordo di Schengen con l’UE la situazione è purtroppo cambiata; in peggio. Il cosiddetto turismo della criminalità mette in apprensione le popolazioni che vivono lungo la A 13 e le valli meridionali. In queste regioni si assiste a una costante crescita della criminalità, dovuta in gran parte all’insufficiente sorveglianza delle dogane con la vicina Italia e con l’Austria. Non possiamo tollerare che la nostra popolazione debba vivere in continua apprensione. La sicurezza è uno dei diritti fondamentali sanciti dalla costituzione. Da quando il fenomeno si è manifestato l’UDC rivendica il presidio delle dogane 24 ore su 24 e nel caso fosse necessario, chiede l’intervento di unità dell’esercito.

Questi sono in sintesi gli obiettivi che mi pongo nell’impegno politico in favore del mio Paese e del mio Cantone.

Livio Zanolari, Candidato al Consiglio nazionale

 


Nationalratswahlen

Warum kandidiert Livio Zanolari?

Die Fakten sind bekannt. Unsere Regionen werden schwächer und schwächer. Das Arbeitsvolumen sinkt, insbesondere im Bauwesen. Die Steuereinnahmen der Wasserkraftindustrie sind massiv gesunken. Die Mehrheit der Gemeinden kann nicht mehr auf die Einnahmen zählen, die den früheren Einnahmen entsprechen. Dennoch müssen sie immer höhere finanzielle Verpflichtungen eingehen, die von den kantonalen oder Bundesbehörden entschieden worden sind.

Verantwortlich für diese unerwünschte Entwicklung sind unsere gewählten Politikerinnen und Politiker und die stets wachsende Verwaltung. Der Bevölkerung bleibt nichts anderes übrig, als die Folgen zu tragen.

Diese Überlegungen gelten sowohl für die Kantons- als auch für die Bundespolitik. In den folgenden Ausführungen richte ich den Fokus auf die Bundespolitik; dies im Hinblick der anstehenden Nationalratswahlen.

Die Bürokratie erstickt die Handlungsfreiheit

Wird der Verwaltungsapparat grösser und mächtiger, wird er sogar eigenmächtig und  versucht die Volksrechte auszuhebeln. In den letzten zwei Legislaturperioden sind die Verwaltungskosten beim Bund massiv gestiegen, um 24%; dies in einer finanz- und wirtschaftsschwachen Zeit. Die Verwaltungskosten der Bundeskanzlei sind sogar um 48% gestiegen.

In den letzten sieben Jahren hat sich die Bundesverwaltung beliebig vergrössern können, weil unser Parlament es zugelassen hat. Die Mitte-Links-Allianz der zwei Parlamente hat nichts dagegen unternommen. Sie haben nur zugeschaut wie die Verwaltungskosten aus dem Ruder liefen.

Die Verwaltung erweitert sich und wird stärker. Dies bedeutet, dass insbesondere die Legislative, Nationalrat und Ständerat, immer weniger zu sagen haben. Mit anderen Worten, unser Land wird je länger je mehr von der Verwaltung geführt. Gegen diese Entwicklung müssen wir uns überzeugend wehren. Die Gewaltentrennung und die Kompetenzen der verschiedenen Gremien sind strikt einzuhalten. Darüber hinaus ist die Bundesverwaltung weit weg von unseren realen Problemen, zum Beispiel in den Bereichen Raumplanung, Energie, Sicherheit, Wirtschaft mit besonderem Bezug zum Tourismus, zur Gastronomie, zur Hotellerie usw.

Die Vergrösserung der Bundesverwaltung und ihre Mühe, die Volksentscheide umzusetzen (z. B. Masseneinwanderungsinitiative), stellen ein Risiko für die Werte des Landes dar, wie zum Beispiel der Föderalismus, die direkte Demokratie, die Kohäsion der Regionen. Und die Verwaltung will, dass die Schweiz der Europäischen Union schleichend beitritt. Das schwächt unsere Selbstbestimmungsrechte.

Notwendige Änderungen

Die Bundesverwaltung will reglementieren, zentralisieren, mehr Steuern einnehmen. Sie will die Bürokratie stärken und verlangt kontinuierlich zusätzliche Finanzmittel und damit mehr Entscheidungsrecht.

Diese Haltung der Bundesverwaltung schadet der Schweiz. Die Verwaltung muss ihre ursprüngliche Rolle übernehmen. Sie muss dem Parlament sowie dem Bundesrat dienen und nicht umgekehrt. Das Parlament und der Bundesrat müssen die gesamten  Landesinteressen vertreten und nicht nur die der Regionen rund um Bern, wo üblicherweise fast alle Bundesangestellten wohnen, von Genf bis Zürich oder von Basel bis zum Kanton Wallis (dank dem Lötschberg).

Als Bündner Bürger setze ich mich ein, damit das Parlament unsere spezifischen Probleme der Berggebiete in den Bereichen Tourismus, Bauwesen, Energie, Verkehr, Landwirtschaft, Industrie, Sicherheit, Land- und Forstwirtschaft ernst nimmt.

Unsere Wirtschaftssektoren und unsere Unternehmer sind nicht in der Lage, in diesen wirtschaftlich und konjunkturell schwierigen Zeiten, weitere finanziellen, steuerlichen und verwaltungstechnischen Lasten, zu tragen. Im Gegenteil: Eine Änderung der Bundespolitik ist notwendig. Nur so kann der Bevölkerung der Berg- und Grenzgebiete geholfen werden.

Die Wirtschaft braucht einen energischen Schub

Das Bauwesen leidet stark aufgrund der negativen Auswirkungen der Zweitwohnungsinitiative. Die politischen Anstrengungen müssen dazu führen, dass die Initiative mit Augenmass und praktischem Sinn umgesetzt werden kann. Darüber hinaus müssen unsere Bauunternehmer flexibler operieren können und von der Bürokratie entscheidend entlastet werden.

Tourismus und Hotellerie sind seit Jahren mit der Frankenstärke und der aggressiven Auslandkonkurrenz konfrontiert. In diesem Bereich sind konkrete Massnahmen vor allem auf Ebene Bund anzustreben. Eine von diesen konkreten Massnahmen ist die flexible Festlegung des Mehrwertsteuersatzes für die Hotellerie. In dieser schwierigen Phase sollte zumindest vorübergehend eine Reduktion der Mehrwertsteuer vorgenommen werden. Weitere Massnahmen müssen einen grösseren unternehmerischen Spielraum gewährleisten und zu einem Abbau der Reglementierungen im Arbeitsbereich führen, bspw. beim notwendigen Einsatz von qualifizierten Grenzgängern. Darüber hinaus ist eine bessere Ausbildung des Personals anzustreben, mit dem Ziel mehr Innovation und gute Qualität im Management zu generieren.

Die Landwirtschaft muss auch in Zukunft ein zentraler Eckpfeiler für die Wirtschaft und die Existenz der Bergbevölkerungen sein. Der Landwirt trägt massgeblich dazu bei, dass die Landschaft gepflegt und die Bevölkerung ernährt werden kann. Es ist ebenfalls zu berücksichtigen, dass die Landwirtschaft sowie der Tourismus, mit dem Territorium sehr eng verbunden sind. Daher muss die Politik der Landwirtschaft die notwendige Beachtung schenken. In diesem Zusammenhang sollte man nicht vergessen, dass praktisch jedes Land (die Schweiz ist keine Ausnahme) auf dieser Welt ihre Landwirtschaft schützt, weil es unausweichlich ist.

Um die Industrie zu stärken brauchen wir optimale Rahmenbedingungen und weniger bürokratische Einschränkungen. Steuererhöhungen oder sogar neue Steuern sind zu vermeiden. Allerdings sind sinnlose Steuererleichterungen ebenfalls zu vermeiden, wie dies bei der Sägerei in Domat/Ems der Fall war. Die Stärkung des Standortes Graubünden hängt sehr stark von der Kommunikationseffizienz ab. Die peripheren Gebiete brauchen moderne, leistungsfähige, digitale Verbindungen. Dank einer guten Internetabdeckung können weitere wertvolle Arbeitsplätze auch in unseren Tälern erhalten oder sogar geschaffen werden.

Es muss mehr in die Ausbildung investiert werden, vor allem in den technischen und wissenschaftlichen Fächern. Es ist zum Beispiel inakzeptabel, dass wir in Graubünden nicht fähig sind, genügend Ingenieure auszubilden. Forschung und Bildung müssen vermehrt auf die Bedürfnisse der Wirtschaft und Industrie eingehen. In diesem Zusammenhang sind die Anstrengungen zur Förderung der MINT-Programme (Mathematik, Informatik, Naturwissenschaften, Technik) stark zu unterstützen.

Die Wasserkraft ist unsere wertvollste einheimische erneuerbare Energie, aber die aktuelle Marktverzerrung schadet insbesondere die Wasserkraft. Bestehende Wasserkraftwerke sind leider unrentabel und deshalb in Gefahr. Neuinvestitionen werden in Frage gestellt. Nur noch subventionierte Anlagen können zurzeit gebaut werden. In der aktuellen Diskussion über die Energiestrategie müssen akzeptable und marktgerechte Bedingungen für die Zukunft der Wasserkraft einfliessen.

Die Bevölkerung der Berggebiete ist auf den individuellen Verkehr angewiesen. Anderenfalls besteht die Gefahr der Entvölkerung aus den Tälern. Daher ist es enorm wichtig zu vermeiden, dass von Bundesbern regelmässig neue Vorschläge über die Erhöhung des Benzinpreises formuliert werden.

Die Sicherheit ist eine fundamentale Voraussetzung, um all die erwähnten Ziele zu erreichen. Leider sind wir weit weg davon. Seit dem Inkrafttreten des Schengener Abkommens mit der EU hat sich die Sicherheitslage verschlimmert. Der Kriminaltourismus versetzt die Bewohner des Kantons, insbesondere diejenigen der Südtäler und der Regionen entlang der A13, in grosse Besorgnis. Die Ursache dieses Unbehagens liegt darin, dass die Grenzen mit Italien im Südbünden nicht kontinuierlich besetzt sind. Ich bin der Auffassung, dass diese Art von Verunsicherung unserer Bevölkerung nicht hinnehmbar ist. Die Sicherheit ist ein verfassungsrechtlich verankertes Recht. Die SVP verlangt die Wiedereinführung der durchgehenden Besetzung der Grenzposten, auch während der Nacht. Und, wenn die Polizei und die Grenzwacht die notwendige Kontrolle nicht gewährleisten kann, sollen Einheiten der Armee zum Einsatz kommen.

Diese sind in Kürze die politischen Zielsetzungen für mein Land, meinen Kanton, meine Gemeinde.

Livio Zanolari, Nationalratskandidat